Fermiamoci e ripartiamo con il piede giusto

21/04/2020

Anche per la disabilità, un po’ come per tutti e per tutto si parla di “fase due”, di ripartenza, di riapertura, tutti che scalpitano per ripartire, per riprendere “la vita di prima”. Ritornare a fare quello che si faceva prima.

E’ in atto uno gara a chi taglia per primo il traguardo.

Ma traguardo di cosa?

Si parla di”fase due”, ma per noi, per il mondo dell’autismo che cosa è successo nella “fase uno”?

Isolati nell’isolamento mi verrebbe da dire. Chiuse le scuole, gli ambulatori, i centri diurni e riabilitativi, le persone con autismo sono state abbandonate a se stesse. Si stima che il 70 % delle famiglie siano praticamanete abbandonate dai servizi e mai contattate in questi ormai 45 giorni di lockdown. Solo una per una minoranza c’è stata una volontà di contatto e presa in carico a distanza da parte dei servizi. E solo in alcune zone dela toscana. Come dice in un suo articolo Gianfranco Vitale: “Genitori prigionieri insieme ai loro figli autistici - di un isolamento sociale e istituzionale di cui abbiamo appreso giorno dopo giorno i risvolti più drammatici”

E quindi si corre verso un’ipotetica “fase due”, con la volontà uscire al più presto per tornare come prima.

Ma prima quando, dove? Mai come in questa fase sono venuti al pettine tutti i problemi di una presa in carico superficiale e approssimativa, conseguenza anche di scelte politiche discutibili.

La mancanza assoluta di progetti di vita per i nostri ragazzi, di piani di riabilitazione, di valutazioni, mai come in questo periodo sono stati tanto evidenti quanto drammatici. Mai come in questo periodo abbiamo potuto toccare con mano il nulla che accompagna i nostri figli. Infatti laddove era stato fatto un lavoro progettuale sui nostri ragazzi, con valutazioni e programmi, è stato possibile fare una presa in carico a distanza. Nelle altre situazioni, la stragrande maggioranza, dove si è proceduto a vista senza una vera programmazione, il nulla, non si è potuto e non si è fatto nulla. Ecco allora che dobbiamo anche assistere al balletto dello scarico delle responsabilità fra i vari dottori, psicologi, educatori con la dirigenza USL insieme alla nostra politica che sorvola sul problema parlando di “fase due”.

E le famiglie, prigioniere come detto, in un isolamento sociale e istituzionale, che fanno? Che possono fare domando io, se non auspicare il ritorno al meno peggio o il ritorno a ciò che avevamo prima?

E allora tutti a fare proposte di nuove attività, iniziative, spazi, con i nostri interlocutori pronti, apparentemente, ad accontentarci, ansiosi superare quel nulla emerso in questo periodo: tutti pronti ai blocchi di partenza arriva la “fase due”.

Fermiamoci amici miei. Fermiamoci per ripartire questa volta con il piede giusto.

Se mai come in questa circostanza si è potuto toccare con mano la mancanza assoluta di progettualità, ripartiamo da qui. Non chiediamo nuove iniziative, nuovi spazi, chiediamo che i nostri figli vengano valutati. Che sia fatto ciò che da tempo doveva essere fatto: Un progetto che parta dalla valutazione dei nostri figli, un progetto di vita con un piano riabilitativo a cui adattare le attività e non nuove attività a cui adattare i nostri figli. Un progetto di vita che preveda la vita da adulto di queste persone, con lo studio delle abilità e dei desideri, con la progettazione di un'attività lavorativa, di una casa, lontano da quelle RSD da noi sempre avversate, dove oggi tanti nostri figli stanno soffrendo per il covid 19. Non può funzionare ripartire da dove eravamo. Proviamo a trasformare questo stop forzato in una occasione per una ripartenza diversa. Fermiamoci e chiediamo studio, conoscenza dei nostri figli, progettualità; progettualità discussa, scritta, condivisa, valutabile e aggiornabile nel tempo.

La politica faccia una scelta chiara, interrompa questa esternalizzazione selvaggia dei servizi che non dà futuro a chi lavora e non può dare continuità e competenza di presa in carico ai nostri figli. La politica investa sui nostri figli, sulla loro vita.

Fermiamoci e ripartiamo questa volta con il piede giusto.

 

 

 

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