Io sono Giulio... Bambino autistico non portato in gita scolastica

14/04/2016

Sopportati, invisibili: disabili.

Queste sono le parole che vengono in mente, che vengono in mente ai genitori di persone con autismo e con disabilità, e più spesso disabilità mentale di fronte alla vicenda di Giulio, bambino di 14 anni da solo in classe mentre i compagni di classe sono in gita a Larderello. Dimenticanza, non avvertiti, un disguido. Che brutta, brutta, orrenda vicenda. Ho letto un po' di stampa e le motivazioni si sprecano. Prima di cominciare a parlare di motivazioni e di colpe spero che qualcuno abbia telefonato alla mamma e al babbo e abbia chiesto scusa. Scusa e basta. Non ci sono motivazioni e circostanze che possano spiegare questo fatto: scusa e basta. E io, genitore di un uomo autistico di 25 anni chiedo scusa per la comunità dove vivo capace di queste cattiverie.

Mentre tutti si riempiono la bocca di parole come inclusione e uguaglianza ecco che ci dimentichiamo un bambino. Alla partenza del pulman perché non è successo quello che succede sempre con i soliti ritardatari: “ma dov'è Giulio, fanno sempre tardi quelli” e un altro “telefona alla mamma che si fa tardi” e il solito professore solerte “ho già telefonato stanno arrivando”. Niente di tutto questo è successo. Nessuno ha notato l'assenza di Giulio nel gruppo. Perché magari in classe si, ma alla gita... Come si fa.

E quanti genitori nel passato si sono sentiti dire da un insegnante: “la prossima settimana si va in gita, come si fa, bisognerebbe... sa, l'insegnante di sostegno ha solo poche ore...” e si rimane a casa. Qui neanche una comunicazione. Immagino sia già partito il balletto delle responsabilità. Le scuse del dirigente che parla di scuola dell'inclusione, l'assessore di turno. L'interrogazione in qualche consiglio, comunale o regionale. E il ministero. Certo il ministero perché con Facebook questa cosa ha preso il volo. E costernazione e rabbia e “non deve succedere”. Ma perché tutte queste persone nel lavoro di tutti i giorni non lavorano perché queste cose non accadano. Perché non si lavora per creare davvero una comunità e quindi una scuola che sappia accogliere i nostri figli più fragili. Perché invece di tagliare non si investono risorse nell'inclusione sociale. Perché invece di dire di fronte alle richieste dei genitori i l solito refrain “come si fa?”, non rispondete “si fa: o si va tutti o si sta tutti a scuola”. Basta! Siamo stanchi di proteste, siamo stanchi di interrogazioni e di scuse. Vogliamo azioni quotidiane che tengano i nostri figli più fragili, con noi, in mezzo a noi. Sempre. La gita scolastica è solo un esempio, la vita è uguale per tutti. Ci sentiamo spesso sopportati.

Con grande dolore la riflessione che mi viene in mente è che siamo invisibili e quando diventiamo visibili qualcuno pensa a metterci in un istituto per farci tornare ad essere invisibili.

Diciamo tutti: Io sono Giulio…E nessuno impedirà più a un autistico di andare in gita con la scuola

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